Di Michelangelo Fetto
Photo di Luca Daniele
Ci sono 2555 km fra Piazza IV Novembre di Benevento e Kiev la capitale dell’Ucraina ma se ci fosse stato un osservatore esterno catapultato da un’altra dimensione all’improvviso in quel posto ascoltando le voci accoratamente impegnate in canti e preghiere, guardando le facce, contando le lacrime delle donne presenti molto facilmente avrebbe potuto scambiare le due località anche perché i beneventani presenti , almeno all’inizio della manifestazione erano pochi. Nutrito il picchetto di queste donne ucraine che fanno parte della comunità straniera più corposa presente in città; dobbiamo molto a queste donne dagli occhi pieni di lacrime , dalle anime in pena per i figli, i fratelli, i genitori che vivono in queste ore momenti tremendi … dobbiamo molto perché tante famiglie della nostra città hanno affidato loro i propria anziani, le proprie case, la cura dei propri figli dunque del bene più prezioso . Una di loro da tanto tempo è una di noi, si chiama Tatiana, è una cantante lirica, gran bel talento, ha formato un coro ed è stata l’anima di questo incontro e del successivo che si terrà domenica 27 dal titolo Vox Pacem flash mob per la pace in Ucraina sempre nella stessa piazza alle ore 17.00 . Hanno cantato un inno che come tutti gli inni nazionali elargisce retorica a piene mani , con evocazione di battaglie per la libertà, della gloria e della fierezza della propria origine cosacca, del sacrificio a costo della vita per la propria terra e tutto questo lo hanno cantato a pochi metri dal monumento ai caduti sanniti che evoca altri sacrifici umani , per una altra patria, per un’altra guerra ancora. E mi è venuto in mente De Gregori e la sua canzone Generale in cui canta che “la guerra è bella anche se fa male “ e che quel verso mi ha sempre catturato e mi torna sempre in mente in queste occasioni e l’avrò cantato migliaia di volte anche se non ho mai capito perché la guerra è bella perché per me fa solo male. Avrei voluto raccontare a quelle donne che anche la nostra bella città un giorno fu teatro di guerra e se avessimo potuto viaggiare nel tempo e tornare indietro di circa 79 anni saremmo stati circondati da cumuli di macerie, cadaveri insepolti e dalla polvere della distruzione causata da sessanta bombardamenti che fecero migliaia di vittime ; avrei potuto raccontare che a circa 400 metri da lì c’è una strada che unisce i due viali della città , Via Tonina Ferrelli nota per il monumento a Leonardo Bianchi ritrovo della meglio gioventù cittadina di una trentina d’anni fa; avrei voluto raccontare loro in realtà chi era Tonina Ferrelli ma non ne ho avuto il coraggio , non sarei stato né incoraggiante né avrei sortito un effetto consolatorio, magari lo farò domenica; Tonina era una bambina di dieci anni e quella strada le fu intitolata perché è stata l’ultima vittima della guerra a Benevento : ottobre del ‘43 i tedeschi erano in ritirata, sparavano all’impazzata verso le abitazioni, un atto insensato , un gesto di rabbia , Tonina si era affacciata alla finestra per prendere una boccata d’aria, trovò la morte. Uno striscione, qualche bandiera, fazzoletti gialli e blu al collo, le mani strette , un girotondo , le donne ucraine cantano la libertà.
Ce steva na vota na bella femmena, anzi bellissima. Tutti la ammiravano, tutti la amavano mascule e femmene, aveva un fascino straordinario. Gli anni però passarono pure per lei ed anche alla signora Libertà, questo era il suo nome , cominciò a spuntare qualche capello bianco, qualche rughetta cominciò a solcarle il bellissimo viso…insomma accuminciaie a fa’ vecchia! Nu bellu juorno anzi …nu brutto juorno scennenno pe’ miezo a via se mettive a parlà cu a gente che però contrariamente a quanto successo fin a quel giorno , accuminciaie a parlà cu essa nu poco scustumatamente “ ma chi t’o fa fa’?” “ Pienze a te ..nun è cosa toia” “ te si stancata e campà?” “ Attacca o ciuccio addò vo’ u padrone” “ Pienze e cazze tuoie! ” Fu a chillu punto che a signora Libertà ce rumanive nu poco male e penzaie : “ ma allora sta gente nun tene bisogno e me , io nun ce servo proprio a chisti ca’!” Da quel giorno cominciò ad uscire di casa sempre meno, sempre meno, sempre meno fino a scomparire e nun se ne sapette chiù niente . Tanti anni dopo un bambino la incontrò per strada e la riconobbe ricordandosi una vecchia foto ingiallita che aveva notato fra le carte di suo nonno …s’era fatta vecchia , era vestita male, aveva perso quasi tutti i denti, zuppe chiava. Il bambino le disse : “ Signora libertà che fine avete fatto? Siete ridotta male, siete invecchiata…sapete noi abbiamo sentito molto la vostra mancanza , non state bene?”
Allora la Libertà guardo’ il bambino con l’unico occhio buono che le era rimasto e le disse: “ ‘A libertà s’adda curà! Sempe! E con le medicine giuste o si no se ne more!”