Sentenza Dad, Megna: “Un controsenso gloriarsene e promettere progetti, non pervenuti, contro la dispersione”
Ballare sulle ceneri che la chiusura delle scuole ha comportato, significa davvero non avere alcun contatto con la realtà.
Facciamo immediatamente chiarezza: il Consiglio di Stato NON ha dato ragione al Sindaco, perché il giudizio non aveva certo ad oggetto la sua ordinanza, né tantomeno c’azzecca nulla con le decisioni prese a Benevento lo scorso Natale.
Sarebbe cosa buona e giusta leggere prima le sentenze, in modo da evitare di prendere abbagli: la pronuncia riguarda decisioni prese dalla Regione nel 2020 e dice espressamente che occorre collocare la valutazione giuridica delle ordinanze nel loro effettivo e proprio contesto cronologico, così che non può non considerarsi per il PRIMO ANNO della pandemia, la assoluta novità e l’inusitata gravità di questa emergenza globale. Tra l’altro la normativa nazionale all’epoca era completamente diversa, ma non sono certo questi tecnicismi ad interessare.
Il disastro è sotto gli occhi di tutti: lo dice l’OMS, lo grida l’Unicef, mentre l’ultimo allarme sulla possibile cronicizzazione dei disturbi mentali è dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. Proprio di recente, infatti, è stato pubblicato lo studio “Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi” che forse il Sindaco, impegnato in questioni per lui più urgenti, non ha avuto ancora modo di leggere. Peccato, perché si dice chiaramente che i provvedimenti, su base locale, di apertura e chiusura “a singhiozzo” di classi o intere scuole – in base a disposizioni regionali come quelle della Regione Campania – hanno costituito un fattore di rischio per la salute mentale.
Basterebbe in realtà ascoltare le famiglie, i docenti, i pediatri e chiunque stia toccando con mano gli enormi problemi che bambini e ragazzi manifestano: dalla difficoltà di attenzione, disturbi alimentari e di socializzazione, uso distorto del digitale, per non parlare dell’impatto tremendo su categorie già fragili per disabilità o contesti familiari.
Si annunciano progetti contro la dispersione, che ancora non abbiamo visto, titoli di giubilo per la Regione che – adesso – stanzierebbe fondi per la salute mentale dei ragazzi, cercando di mettere una pezza al buco, ignorando totalmente quanto l’intervento doveva essere più che tempestivo.
Nel frattempo, chi si è attivato da subito coinvolgendo centinaia di ragazzi in percorsi educativi personalizzati, continua a lavorare, senza però riuscire a gioire pienamente per i risultati: resta l’amarezza di scelte che, in modo più che evidente, si sono dimostrate nei fatti completamente sbagliate.