Di Angelo Moretti
Chi mi conosce sa bene che del calcio mi interessano i fenomeni collegati alla cultura sociale ed all’economia che lo accompagna, più che al gioco in sé, e come capogruppo in consiglio comunale di una realtà fortemente e marcatamente civica sento di dover intervenire sulla querelle che si sta consumando in questi giorni sul bene della squadra cittadina e sul suo futuro.
In primis devo dire che sono assolutamente inorridito dall’uso strumentale della polizia municipale a cui con grande affanno il sindaco Mastella ripete in continuazione di aver dato mandato di scovare e perseguire gli ultrà colpevoli di uno striscione appeso abusivamente. Se avesse questa solerzia per lo spaccio di sostanze che avviene in pieno centro cittadino e nei quartieri o per prevenire e sanzionare gli atti di vandalismo, finanche contro i nostri monumenti più chiari, o soltanto per verificare quali padroni lasciano i viali pieni di escrementi dei loro cani, ne saremo tutti ben lieti. Ma adire le forze di polizia municipale come reazione ad una critica, assolutamente feroce ed in rima, come gli ultrà da che mondo è mondo hanno sempre fatto, è davvero oltre ogni misura. Se c’è stato un atto illegale, dal punto di vista amministrativo, per uno striscione esposto, non è stato certamente il primo striscione a non essere stato autorizzato, lo si punisca senza nessun clamore e soprattutto non lo si usi come gesto di buona diligenza per convincere il presidente Vigorito a restare, ne va della nostra dignità di beneventani ed anche del rispetto che si deve ad un grande imprenditore quale Vigorito è. In seconda battuta mi viene da dire che se una buona diligenza dell’amministrazione in carica deve esserci, va usata assolutamente a buon fine, e non c’è migliore buon fine che chiudere una volta per tutte e per bene l’affidamento dello stadio che porta il nome di Ciro Vigorito. Come per i danni arrecati inutilmente al Centro Polifunzionale ‘E’ più bello insieme’, anche qui ci troviamo, con cifre dieci volte più grosse, di fronte ad un atteggiamento amministrativo che non ricorre all’intelligenza giuridica ed alle tante possibilità offerte dai nostri codici per chiudere un affidamento di fatto già avvenuto senza strascichi e senza contenziosi. Ad oggi non è così. Da bene sette anni la vicenda che poteva essere bonariamente trattata e risolta, essendo di pubblica evidenza che trattasi di un asset strategico per lo sviluppo della città e della sua provincia, è stata fatta impantanare al punto da avere Comune e Società davanti ad un giudice in attesa di una sentenza che chiarisca i contorni del contratto giuridico in essere. Questo scempio poteva essere evitato ed evitare così i costi ingenti di contenziosi inutili per la città e la sua immagine. Uno stadio ben affidato alla Società del Benevento deve restare la prima priorità di un rapporto futuro tra il presidente Vigorito e la città, altro che la sanzione agli striscioni!
In ultimo, venendo dal mondo dell’impresa sociale e della coesione, non posso non ardire un sogno: Vigorito è l’uomo che prima di tutti ha intuito il valore del vento quando l’Italia perdeva ancora tempo a fare accordi per il petrolio con mezzo mondo arabo e poi con la Russia, è l’imprenditore che ha capito che i nostri appennini potevano divenire i nuovi produttori di energia e non restare solo terre agricole e paesaggi incantevoli. Oggi su questi stessi appennini Vigorito ha portato il valore di una agricoltura moderna, facendo sperimentazioni nuove, come la birra allo zafferano che sta riscuotendo tanti successi e che coinvolge nuovi attori economici, antichi eppure innovativi del territorio. Perché non sognare che anche nel calcio Vigorito non apra a nuove sperimentazioni? Non si potrebbe pensare, per il futuro, ad un presidente che oggi è anche presidente di Confindustria, capace di accompagnare il territorio ad una forma promiscua tra società di capitali ed azionariato diffuso come alcune delle storie delle migliori squadre del mondo hanno saputo raccontare? Senza Vigorito ci sarebbe solo la fine del Benevento, lo sappiamo tutti, ma tra il continuare ed il lasciare non si potrebbe pensare ad un “continuare per trasformare?”. E se da Benevento partisse la storia della prima squadra di un capoluogo di provincia del Sud che apre ad una forma ibrida di proprietà e di gestione, coinvolgendo il tessuto imprenditoriale e cittadino in una responsabilità diffusa diretta da una persona competente ed appassionato come lui? Accompagnarci nei prossimi anni a trasformare questa esperienza societaria in un’impresa di comunità, sarebbe l’equivalente di accompagnarci nella trasformazione da utenti di aziende energetiche a cittadini produttori di comunità energetiche, trasformare l’economia rurale del Sannio in un’economia diffusa e competente, generare economia a partire dalla partecipazione e l’attaccamento alla maglia. Benevento potrebbe ripartire dalla sua grande dote di imprenditore e di presidente da serie A.