Mastella come i dinosauri di Komodo, confonde ancora passato, presente e futuro

 

Ieri mattina ho dovuto con dispiacere rinunciare alla presenza fisica al Consiglio Comunale, la seduta del “urgente” sul servizio idrico è stata convocata il 14 luglio per essere svolta il 20 (ricordiamoci invece che la richiesta di un Consiglio comunale dedicato alle vicende di Piazza Cardinal Pacca, inoltrata il 27 giugno da tutti i consiglieri di opposizione, giace ancora nei cassetti di Palazzo Mosti) e non ho fatto in tempo a disdire appuntamenti di lavoro fuori città. 

Non ho comunque voluto far mancare la voce di Civico22, unitamente alla mia collega consigliera Giovanna Megna, presente in aula. Anche in videoconferenza ho voluto ribadire il nostro forte dissenso per un modus operandi raffazzonato e precipitoso su un tema epocale e denso di futuro come la gestione del servizio idrico. Giova qui ricordare che dopo le rimostranze dell’opposizione consiliare, e grazie all’opposizione di tanti consigli comunali della provincia sannita e della società civile, quell’obbrobrio chiamato “Sannio Acque” è stato respinto dalla Corte dei Conti che, nella deliberazione del 24 maggio 2023, ha scritto tra l’altro: «Infatti, dall’analisi della normativa statale e regionale non si ricava un espresso obbligo di costituzione o di acquisizione di quote societarie» ed annota «Il collegio evidenzia altresì la incerta copertura finanziaria», per poi concludere «La Corte dei conti, Sezione regionale di controllo per la Campania, esprime, per le ragioni indicate in parte motiva, parere negativo in ordine all’acquisizione da parte del comune di Benevento di acquisizione di quote della società Sannio Acque s.r.l.». 

Insomma, un vero pastrocchio giuridico e finanziario che si vuole far passare all’opinione pubblica, e agli stessi Consiglieri, come “atto obbligato”. Nel mio intervento di ieri ho ribadito che per Civico22 il servizio idrico dovrebbe essere pubblico al 100% e che in questo modo sia Avellino, che Napoli1 e Napoli3 non hanno vissuto questi scivoloni a cui stiamo assistendo da un anno a questa parte nel tentativo maldestro di far nascere una società mista. L’unico atto davvero obbligato sarebbero invece la lungimiranza e la prudenza, visto che senza una buona distribuzione di acqua di qualità si perpetuano disuguaglianze sociali e si pregiudica il diritto alla salute. 

Purtroppo la distanza mi ha fatto perdere, però, il prezioso ascolto di una battuta ad effetto del solito Mastella che ho poi appreso dai media: il Sindaco avrebbe asserito che il sottoscritto sarebbe incoerente nel lottare per un servizio idrico pubblico mentre opera professionalmente nel welfare privato. 

A rileggere l’affermazione non ho potuto non vederci l’estrema mossa di un Dinosauro di Komodo, un esemplare resistente dalla preistoria, abituato ad una politica fatta di poteri, privilegi e vitalizi, e che non riesce a comprendere il mondo che attorno a lui si è trasformato. 

Colgo l’occasione per un bignami ad uso di qualsiasi dinosauro. Il welfare per cui mi batto da sempre è pubblico, emancipativo e non assistenzialista, e nel terzo millennio italiano, per fortuna, questo welfare si attua non con le IPAB o con gli enti comunali di assistenza, ma con sistemi di co-governance tra enti locali e terzo settore, che per sentenza della Corte costituzionale non è un “player privato”, ma un’espressione della società civile. Per esempio: ho sempre combattuto i CAS, i centri di accoglienza della Prefettura, che appaltavano a privati la gestione “dell’emergenza immigrati”, per sostenere gli SPRAR, oggi SAI, che costituiscono l’ossatura della buona accoglienza diffusa italiana, la cui titolarità è in mano ai comuni. 

Ma a differenza del welfare, dove si tratta di amministrare cosiddetti “beni relazionali”, ed è dunque imprescindibile il coinvolgimento caldo della cittadinanza attiva nella erogazione degli stessi, in materia di acqua la questione è diversa: il servizio idrico ha a che vedere con il funzionamento di un’infrastruttura industriale di raccolta, distribuzione e depurazione di un bene vitale e per il quale il pubblico può essere non solo un ente titolato al controllo ma anche, come da noi auspicato e come auspicato dalla volontà referendaria del 2011, un diretto gestore, onde evitare che su questo bene qualcuno ci ricavi degli utili o che addirittura allochi degli asset in borsa, speculando sul servizio, come di fatto avviene oggi.

Nel 2023 si può anche immaginare una terza via, come ho proposto già l’anno scorso. Visto che Civico22 non ha una maggioranza in consiglio comunale e che il Consiglio comunale vuole a tutti i costi una società mista, perché non si pensa alla creazione di una forma moderna di impresa sociale ad azionariato diffuso in cui tutti i cittadini possono diventare comproprietari dell’azienda erogatrice del Servizio Idrico sannita ed agire una nuova forma di controllo e di gestione in linea con i dettami del green deal europeo e dell’Ecologia integrale proposta da Papa Francesco? 

Perché non ci si prende il tempo di tenere per sempre fuori i mercanti dal tempio dell’acqua e provare ad innovare le forme di gestione nell’epoca dei prosumers (consumatori-produttori)? È possibile? Sì, le leggi lo consentono. Si può fare? A Benevento dipende dal Dinosauro. 

Sindaco se invece vuole un confronto sui sistemi di welfare pubblico, le ribadisco che la mia porta resterà sempre aperta.

Angelo Moretti

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