RIGENERAZIONE DEI QUARTIERI
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I nomi indicano persone e cose in modo unico ed inequivocabile, ma sono ancora più magici quando indicano luoghi. Benevento è fatta di pochi nomi che indicano importanti storie: Ferrovia, Triggio, Libertà, Pacevecchia, Zona Alta, Centro Storico, Capodimonte, Santa Maria degli Angeli.
Strade, case, negozi, scorci, aneddoti, cortili dismessi, nuovi palazzi, campanili, fotografie storiche, volti di bambini divenuti anziani: i nostri quartieri parlano tanto. Per certi versi, più che Rioni sono personaggi della città, perché solo chi è nato al Rione Libertà può riconoscere l’evoluzione delle pasticcerie, delle gelaterie, dei forni che abitano via Napoli da tempo immemorabile, il cambiamento delle loro vetrine, il colore riverniciato delle pareti.
Solo chi abita “il Rione” può ricordare cosa fosse l’ex Lazzaretto prima di essere la caserma dei Vigili Urbani e di quando fu collocata lì la Casa di Riposo San Pasquale in attesa di vedere ristrutturata la sua sede storica nel Centro Storico.
Solo chi ha vissuto lì conosce l’attesa della Spina Verde, la nascita di San Modesto come gemmazione dell’Addolorata, l’apertura di via Piccinato, le lotte per i senza casa e dei precari delle scuole del gruppo di L@p 31, i concertoni per la raccolta fondi dell’asilo nido di via Firenze, i fiumi di persone che raggiungono lo Stadio per lo scontro con la Nocerina, con la Juve Stabia e poi con l’Avellino, il Perugia, con il Milan, la Juve.
Solo chi ha passato del tempo sulle panchine del Rione Ferrovia a chiacchierare – guardando il Super Cinema, le distillerie e lo stabilimento di legname con il suo trenino – ha potuto vedere l’evolversi degli autobus urbani cha da lì si dipanavano per tutto il tessuto urbano, il numero 1, il 5, il 6, il 7, l’11 e il 12, che hanno reso la Stazione Centrale il centro di connessione con il resto della città e le sue contrade. Chi è cresciuto tra via Adua e via Vittorio Veneto ha potuto assistere alla gloriosa e sofferta storia della pallamano beneventana, la scomparsa e la rinascita della Colonia Elioterapica, l’apertura dell’arteria di via Grimoaldo Re, una delle prime “arterie sportive” della città, dove fare jogging e contemplare il panorama del Calore e della Madonna delle Grazie rende la corsa un’esperienza mista di benessere e meditazione. Lo sport la fa da padrone al Rione, grazie alle storiche squadre di Basket del Palazzetto e all’insediamento recente del Rugby del IV Circolo.
Chi ha avuto casa al viale Principe di Napoli ha potuto assistere all’epopea della nostra stazione ferroviaria, oggi di interesse storico per l’Italia intera, i ferrovieri in divisa che tornavano a casa dal turno di lavoro, i pendolari stanchi.
Chi passeggia la mattina nel pezzo di strada tra piazza Colonna e via Bianchi si risveglia ancora con il profumo della lavorazione del cioccolato che proviene dalle aziende dolciarie, quelle che portano il marchio di Benevento nel mondo. Sulla spina commerciale del Viale i negozi sembrano non morire mai, cambiano, ma resistono sempre, nel 2019 su via Mariano Russo arriva anche il primo negozio di alimentari etnici della città e negli anni prima il Rione è aggredito violentemente dal gioco d’azzardo, con le sale più grosse di tutta la città a prendere il posto di antichi supermercati. L’edicola storica del Viale, tra le prime in città contrastare la ludopatia rifiutandosi di installare slot-machines e Gratta e Vinci, chiude proprio quest’anno, dopo due generazioni.
Al Rione Pacevecchia i comitati sono attivissimi da sempre, il Rione ha un suo particolare “orgoglio”, una fierezza forse scaturente dall’altitudine rispetto al resto della città. La genesi dei nuovi insediamenti abitativi su via Einstein e via Fermi l’ha resa una delle zone più giovani della città, attirando nuove famiglie a vivere in collina, mentre il quartiere storico è un dedalo di case e cortili che tra discese impervie, tra il campo di Rugby e Villa dei Papi, risultano ottime per far giocare i bambini e i ragazzini imparano a correre in bicicletta. I negozi di quartiere sono quelli storici, come l’edicola e il bar. È il primo Rione dell’incontro ecumenico tra Cattolici ed Evangelici, è il quartiere che finisce con il Club della Fagianella e si ricollega alla città attraverso l’arteria più battuta dagli amanti del podismo. Viale Aldo Moro ha inseguito nel tempo i suoi cittadini, si è adeguata alla vocazione che i cittadini gli hanno assegnato: essere una palestra a cielo aperto, un luogo per camminare, chiacchierare, correre, portare il cane, incontrarsi. Pacevecchia è oggi per tanti versi il pezzo di una città in movimento.
La Zona Alta è divenuta “Comitato” da poco, quando importanti opere di edilizia chiedevano un impegno civico dal basso per proteggere la bellezza e la vivibilità dei viali. I due Viali dirimpettai hanno vissuto grandi importanti stagioni della movida giovanile, con il protagonismo di Piazza Risorgimento, di via XXIV Maggio, della panchine di via Ferelli, poi il muretto di via Salvator Rosa. Storicamente risiedono al Viale Mellusi tante sedi associative, fino alla nascita del Palazzo del Volontariato, della nuova sede della Croce Rossa, del Cesvob. La Zona è resa frizzante ogni mattina dal viavai di avvocati, le scuole medie più affollate, i diversi Tribunali dislocati nel circondario. Nei Bar di via Perasso, come del viale degli Atlantici, sono stati certamente stipulati accordi importanti e lo storico Cinema Massimo è oggi esempio di lotta e resistenza civica, travolto come tutti i cinema di città dai multisala fuoriporta.
La Villa Comunale offre da sempre rifugio e pericolo, accorsata da famiglie, da anziani, ma anche da devianza giovanile, da giostrine sempre incompiute e cigni che sembrano secolari. A parte qualche rara occasione estiva, la città sembra non abitare la sua Villa quanto la Villa abita la città, in termini di superficie occupata e di verde offerto.
Il Corso Garibaldi – abbracciato da due pezzi di centro storico che respirano di vita alternata tra vivacità sociale e culturale ed abbandono – ha accolto le passeggiate di ognuno di noi, i nostri racconti, i nostri incontri tra Duomo, Palazzo Paolo V, Arco Traiano, Santa Sofia e la Rocca, con lo sguardo nostalgico per i fasti del Teatro comunale ormai passati.
Si potrebbe scrivere un libro per ogni quartiere, per il Triggio ci sono già romanzi: pura poesia il caldo del pane appena sfornato, inarrivabile prosa le dottissime e animatissime e simpaticissime discussioni sull’ultimo fuorigioco e la campagna acquisti. Chi di noi non ha svicolato da e per la piccola piazza del grande Teatro?
Ora si comprende perché ciò che conta per Civico22 è cosa fare perché tutti i quartieri possano crescere in qualità di vita, come riprendere i percorsi interrotti, le storie spezzate, come quelle della Spina Verde e del Malies, cosa fare ai tempi della sharing economy per condividere mezzi di trasporto e servizi, cosa immaginare per ridurre gli sprechi energetici nelle strade e tenerle pulite, cosa fare perché i bambini possano godere di spazi adeguati in ogni Rione, come impostare il protagonismo civico per ognuno di quei personaggi di città? In che modo rendere gli abitanti del quartiere padroni della qualità di vita degli stessi?
IL POSITION PAPER N°4
Presentazione del Laboratorio :
RIGENERAZIONE DEI QUARTIERI
CONTRIBUTI E MATERIALI