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WELFARE GENERATIVO | FORMAZIONE | SCUOLE  | CURA INFANZIA

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Il Welfare è certamente il peso specifico della civiltà europea nel mondo ed è oggi anche la pietra di scandalo più consistente delle politiche neoliberiste. Quando gli Stati entrano in crisi finanziarie ed economiche per via di recessioni e smottamenti dei mercati mondiali, la logica neoliberista, che in molti hanno definito turbocapitalista (cfr Ruffolo), guarda al #welfare come prima spesa da tagliare per riequilibrare le perdite e i deficit pubblici.

Il Welfare europeo viene dal 1800, nasce ancora prima nelle espressioni della carità cristiana che diventavano Opere per gli ultimi della terra, ed ha vissuto mille trasformazioni dall’avvento degli Stati Sociali. Eppure nella società liquida (cfr Bauman) il welfare non ha fatto tutte le evoluzioni necessarie per essere considerato la più grande leva di costruzione del sentimento pubblico, non è vissuto come la chiave di volta per l’appartenenza ad un destino comune delle donne e degli uomini, viene ancora percepito come un costo drammatico ma necessario, la protezione di particolari categorie di persone svantaggiate (disabili, pensionati, vedove, orfani), e solo chi entra in queste categorie viene considerato “degno” di welfare, tutti gli altri ne sono irrimediabilmente fuori, sono un “costo sociale” che non possiamo sostenere, nonostante la sofferenza di 8 milioni di famiglie italiane sulla soglia dell’esclusione sociale sia sotto gli occhi di tutti.
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Un welfare generativo è cosa ben diversa dal welfare assistenziale e “categoriale” a cui siamo stati erroneamente abituati: è il welfare che lega l’agio al disagio della città e che non separa parti deboli e parti forti della popolazione urbana ma le integra.
Il welfare generativo è il primo investimento per la qualità di vita di un centro abitato e non richiede necessariamente nuovi esborsi monetari, ma intelligenza sociale.
In questo laboratorio prendiamo in rassegna il welfare urbano e verifichiamo cosa fare di meglio e di più per evitare che una città media come Benevento possa ancora sopportare che ci siano famiglie che a settembre debbano andare sotto usura per avere i fondi necessari all’acquisto dei libri scolastici, che faccia programmazione degli interventi urgenti a farsi per l’infanzia indigente che nascerà l’anno prossimo (possiamo già sapere i numeri l’anno prima), perché nessun bambino debba vivere nell’assurda condizione di dover ricevere pannolini e beni di prima necessità dalle opere benefiche e non come diritto sociale, per dare nuova vita ai sistemi di matching lavorativo per chi fuoriesce dal mondo del lavoro, per avvicinare i tanti neet presenti in città e riprogettare con loro un percorso di senso esistenziale, per far sì che gli spazi urbani siano a misura di bambino e non solo di automobili, per rendere fruibili gli asili nido a chiunque ne abbia bisogno, per rendere vigenti i progetti personalizzati per disabili, per i piani di housing sociale necessari per rendere effettivo il diritto alla Casa.
Dalla Legge n. 328/2000 in poi – la prima Legge quadro della Repubblica Italiana sul welfare di comunità – il welfare si è evoluto in mille modi: Budget di salute, Voucher Sociali, Sprar, Redito di Cittadinanza, Misure Penali Alternative, nuove forme di presa in carico per le dipendenze patologiche e tanto altro.
Oggi le normative esistenti prevedono che il welfare di una città prende in carico le persone fragili e le connetta ai suoi piani di sviluppo. Oggi abbiamo grandi chances di invertire la rotta assistenzialistica degli ultimi 40 anni di welfare e dare a questo patrimonio della civiltà europea lo slancio che ci aspettiamo di vivere per non essere soggiogati al turbocapitalismo: riconoscere che il legame tra le persone è il primo fattore di sviluppo di una città.

IL POSITION PAPER N°3

Presentazione del Position Paper :

WELFARE GENERATIVO

FORMAZIONE

SCUOLE

CURA INFANZIA

 

CONTRIBUTI E MATERIALI

La città che vogliamo è una Città a misura di bambine e bambini

Giovanna Megna

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