Campania: dall’abbandono scolastico all’abbandono della scuola
In Campania sembra che gli studenti che, in numero sempre maggiore, abbandonano precocemente la scuola stiano ormai dettando la linea governativa della Regione, che li segue nel ragionamento che sottende all’abbandono: alla fine la scuola si può sempre saltare, importante è salvare la salute.
Per chi è della zona vale un antico brocardo che recita ‘a salute è a primma cos! ( la salute viene al primo posto).
Vediamolo nel dettaglio lo stato di salute dei minori in Campania.
Secondo l’ultimo rapporto del Gruppo CRC Italia (il gruppo di ricerca che sorveglia lo stato di attuazione in Italia della Convenzione dei Diritti del fanciullo e dell’adolescente dell’ONU), la Regione Campania è agli ultimi posti in quasi tutti i campi della protezione dell’infanzia e della promozione del suo corretto sviluppo.
Nel 2021 la percentuale di persone di minore età in povertà relativa è del 34,4%, superiore di ben 14 punti rispetto alla media nazionale e in aumento di 2,1 punti rispetto al precedente rapporto.
La percentuale di minori che vive in abitazioni prive di alcuni servizi e con problemi strutturali è del 15,3% (media italiana 12,8%).
I bambini e i ragazzi di 6-17 anni che nel tempo libero hanno l’abitudine alla lettura di libri sono il 38,2%, inferiore di 13,7 punti rispetto alla media nazionale.
La percentuale di bambini e ragazzi di 3-17 anni che, nel tempo libero, praticano sport in modo continuo o saltuario è del 41,4%, inferiore di ben 18,4 punti rispetto alla media nazionale.
In relazione alla povertà educativa digitale, la percentuale di minori tra 6 e 17 anni che non utilizzano Internet è del 22,3%, superiore di 6,6 punti rispetto alla media nazionale.
Infine, la percentuale dei minori che non consuma un pasto proteico al giorno è del 5,4%, superiore di 5,1 punti rispetto alla media nazionale.
La percentuale di persone di 18-24 anni che hanno conseguito la sola licenza media e non sono inseriti in un programma di formazione (Early School Leaver) è del 17,3% (media italiana 13,1%) mentre la percentuale di persone di 15-29 anni che non lavorano e non studiano (Neet) è del 34,5% (media nazionale 23,3%).
E quando il rapporto CRC del 2021 – Campania indaga sulla sfera della “Salute” dei minori, evidenzia due dati drammatici, in materia di obesità e mortalità infantile: La percentuale di bambini obesi e gravemente obesi è del 18,8%, superiore di ben 9,4 punti rispetto alla media nazionale e in aumento rispetto all’indagine 2020. Il tasso di mortalità infantile è del 3,85‰ (un punto in più della media nazionale che è al 2,88‰). La mancanza di industrie nel tessuto regionale aiuta l’atmosfera a mantenersi pulita, passando tanto che i livelli di esposizioni della popolazione urbana all’inquinamento atmosferico è inferiore di 4,5 % rispetto al dato nazionale ( qui però la verde Benevento è risultata sorprendentemente maglia nera dell’inquinamento atmosferico tra le medie città europee), mentre la disponibilità di verde urbano è inferiore di 20,3 rispetto alla media nazionale del 33,8.
Ora, in una Regione che vive questo quadro così difficile della sua infanzia, è lecito che, in piena zona bianca, un Governatore possa arbitrariamente chiudere le scuole per un mese con una promessa un po’ strampalata di far recuperare il tempo perso a giugno? E se a giugno venisse fuori la variante omega? E se a giugno la scuola non fosse preparata con il piano Ferie dei docenti e del personale ata? E se a giugno il caldo nelle aule scolastiche fosse insopportabile?
Forse sarebbe meglio che il governo della Campania si facesse un bel bagno di umiltà e seguisse non solo le istruzioni de Ministero e del CTS ma anche l’esempio delle regioni più virtuose in materia di protezione dell’infanzia, che guarda caso sono anche le ultime regioni ad aver chiuso le scuole.
Se la salute è la prima cosa, la salute dell’infanzia dovrebbe essere il primo tassello di un territorio in salute, e su questo aspetto la Campania, come si direbbe da queste parti, “sta ‘nguaiata”.
Il tema centrale non è se chiudere o se aprire gli istituti, che i soggetti fragili hanno già abbandonato o stanno meditando di abbandonare alla prima occasione, ma cosa si fa realmente per la protezione dell’infanzia in tempo di Covid in una Regione così difficile che tra qualche decennio si ritroverà a pagare a caro prezzo le scelte stravaganti di oggi. Non ci resta che sperare nell’autorevolezza e nell’autorità del governo centrale.