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"Per Dio non ci sono periferie" diceva Benedetto XVI (Loreto, 2007). Eppure la vita nelle contrade è da sempre una vita di frontiera, si è parte della città ma anche della campagna, ed a volte sembra di non essere parte nè dell’uno nè dell’altra, come se si fosse ai margini. Ma le periferie non esistono, ogni luogo è degno di centralità.
Le principali sono: Cancelleria, Cellarulo, Cretarossa, Epitaffio, Madonna della Salute, Olivola, Piano Cappelle, Ponte Corvo, San Chirico, San Vitale, Santa Clementina, Torre Alfieri. Ma ce ne sono tante altre di grandezza minore in cui i cittadini abitano e lottano per ottenere i servizi periurbani: Acquafredda, Ariella, Caprarella, Cardoncielli, Cardoni, Catalano, Chiumiento, Ciancelle, Ciofani, Cretazzo, Francavilla, Gran Potenza, Imperatore, La Francesca, La Vipera, Lammia, Maccabei, Margiacca, Masseria del Ponte, Mascambruni, Medina, Merici, Montecalvo, Mosti, Pantano, Pastene, Pamparuottolo, Perrottiello, Pezzapiana, Pino, Ponte Valentino, Rosetiello, Roseto, Ripa Zecca, San Cumano, San Domenico, San Giovanni a Caprara, Sant’Angelo a Piesco, Scafa, Sciabacca, Serretelle, Sponsilli, Torretta, Vallereccia.
Forse solo gli studiosi e gli addetti ai lavori le conoscono tutte, difficilmente un beneventano arriverà a pronunciare solo la metà di quei nomi.
Ma le periferie non esistono. Importanti innovazioni sociali e e tecnologiche per il miglioramento della qualità di vita possono partire proprio dalle contrade, da questi luoghi di confine in cui si sperimentano spontaneamente forme inedite di autorganizzazione dei cittadini e di approvvigionamento dei servizi. Come testimoniano i tanti comitati ma anche i servizi di telemedicina e le app esistenti per la sharing economy.
Il laboratorio civico “Qualità di vita nelle perfierie e contrade” (numero 5) intende analizzare e confrontarsi su quali processi siano in grado di fare emergere i bisogni di qualità di vita “collettivi” dei cittadini che vivono le contrade. Una periferia in cui il civismo degli abitanti è un motore sempre acceso può restituire ad una contrada sia senso di appartenenza alla città che gusto di vivere “a metà strada” dal centro abitato. Si tratta di fare squadra, fare rete tra i cittadini affiché la contrada possa emergere nella sua identità, scartarndo la minaccia di luogo invivibile e desolato.
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